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A canestro si va insieme. Con il giusto spirito collettivo.

La fortuna di condividere per qualche minuto, il parquet del La Salle, con Stefano Sbarra, Campione d’Italia, d’Europa e del Mondo: e vedere i due giocatori con il maggior minutaggio mettersi a disposizione dei “meno esperti”. Il segnale più bello.*

*di Max Cannalire

PALLACANESTRO – Qui UniCusano.

Un mercoledì da ottobrata romana. Al termine di una giornata di lavoro che segue un fine settimana assai impegnativo, in diretta su Radio Cusano Campus, a raccontare lo Sport a parecchie città e regione d’Italia. La soddisfazione più bella non è soltanto vedere che, in una settimana di ritorno degli esami, e in prossimità di giornate più freddine e umide, siamo in 11, a un allenamento di tecnica. Non male, considerando 3 indisponibili per infortunio, 1 fuori per l’Erasmus in Spagna, 2 out per motivi di impegni professionali. E i soliti 3 amici del La Salle a darci una mano, importante: tra di loro Stefano Sbarra che chiude un allenamento del fertile settore giovanile.
Vedere i due giocatori dell’UniCusano Basket con il maggior numero di partite e minuti giocati, dare una mano ai compagni di squadra meno esperti, è stata una grande cosa. Che mi ripaga di tante serate fatte di notturni ritorni e rientri a casa, tra l’una e mezza e le tre di notte. Perché mi fa pensare all’incoraggiamento che riceviamo dai diversi docenti, dipendenti, dirigenti della nostra università dall’estate del 2018, quando è nata, questa idea della pratica interna della Pallacanestro. La scorsa settimana, di venerdì, a Riano, con serate chiusa da un paninaro della parte Nord di Roma. Saremo stati al massimo tre volte, a cena, con la squadra UniCusano, non credo, di più. Ma è un gruppo consapevole dei tanti passi che vanno fatti per migliorare, un collettivo capace di percorrere, con la giusta umiltà, un sentiero fatto di sacrifici, di difficoltà, di tenacia. C’era gente, qui, un anno fa, che al massimo aveva visto qualche partita in televisione. Ci sono elementi, oggi, che, oltre a studiare, lavorano, ben consci che sono di esempio per quelli che giocano insieme a loro, e a quelli che studiano, con dedizione, costanza, dignità, orgoglio. Ben lontani dalle distrazioni, sciocche, infantili, stupide, non corrette, di strade “alternative” fatte per i deboli, quali alcool, sale giochi con macchinette rovinafamiglie, droghe e schifezze fatte per arricchire la manovalanza delle associazioni criminali, locali e più ampie.
Vedere la tenacia con cui Manlio Bertucci, che il Basket lo ha conosciuto in Francia e dall’altra parte del mare, in Florida, e Alessandro Salina, testardo e impegnato atleta che un giorno tornerà anche GIOCATORE, come lo intendo io, mettersi di buzzo buono con i decisi compagni di formazione, per farli migliorare nel “terzo tempo” (entrata con deposito del pallone nella retina o nel rettangolino sovrastante il cesto prima di farvi il positivo ingresso da due punti): una cosa che ci può portare a essere un gruppo compatto, come avrebbe detto il grande telecronista RAI di Ciclismo Professionisti su Strada Adriano De Zan.
Perché senza l’unità d’intenti non si va lontano. Puoi anche arrivare, come faremo dal 13 al 17 novembre, in Croazia. Ma, senza lavorare con grinta e voglia di stupire e stupirsi, tutti all’unisono, resteremmo quelli, al massimo, di arrivare da Passo Corese, Poggio Mirteto e Roma Boccea a Civitavecchia.
Un altro tassello sulla strada della crescita della mentalità dei singoli è stato messo. Anche se sono le 1.40 e vorrei andare a dormire. Domani non è (solo) un altro giorno. E’ già cominciato il conto alla rovescia.
Trieste e Pola sembrano già meno lontani di prima. Siamo, con la testa, già nei pressi della splendida Firenze, gemma dell’Umanità (fattore da portarsi sempre appresso, nel senso più efficace del termine. Coi tempi che corrono…).

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