Università | 05 Aprile 2025
Psicologia sviluppo tipico e atipico: con quali pazienti lavora? Su cosa agisce? Secondo quali principi?

Psicologia sviluppo tipico e atipico: con quali pazienti lavora? Su cosa agisce? Secondo quali principi?

La psicologia dello sviluppo è una disciplina affascinante che si occupa di comprendere i meccanismi attraverso cui gli individui crescono e si evolvono nel corso della vita, dal periodo infantile fino all’età adulta. Questo campo di studio si divide in due aree principali: lo sviluppo tipico, che segue un andamento considerato “normale”, e lo sviluppo atipico, che si riferisce a percorsi evolutivi che presentano caratteristiche diverse dalle attese standard. Mentre lo sviluppo tipico è caratterizzato da progressi armoniosi in vari ambiti, come la cognizione, l’emotività e le competenze sociali, lo sviluppo atipico riguarda situazioni in cui emergono difficoltà o disturbi che influenzano la capacità di adattamento del soggetto a livello scolastico, sociale o familiare.

Scopriamo i principali aspetti della psicologia dello sviluppo tipico e atipico, soffermandosi sui tipi di pazienti con cui gli psicologi di questo ambito lavorano, sui meccanismi su cui intervengono e sui principi che guidano gli interventi terapeutici e educativi.

Psicologia dello sviluppo tipico e atipico: definizione e ambiti di intervento

La psicologia dello sviluppo tipico e atipico è una disciplina che analizza il processo di crescita dell’essere umano nelle sue molteplici dimensioni: cognitiva, emotiva, relazionale, motoria e comportamentale. Questo campo di studio si estende dalla primissima infanzia fino all’età adulta, indagando sia i percorsi di sviluppo considerati “normativi” (cioè tipici), sia quelli che si discostano dalle traiettorie attese per cause di natura neurobiologica, ambientale o relazionale (sviluppo atipico).

Lo sviluppo tipico fa riferimento a un’evoluzione armonica, in linea con le tappe dello sviluppo previste per ogni fascia d’età. Al contrario, lo sviluppo atipico comprende una vasta gamma di condizioni che influenzano in modo significativo le capacità adattive dell’individuo, generando difficoltà che si manifestano in ambito scolastico, sociale o familiare.

Gli ambiti di applicazione della psicologia dello sviluppo includono:

  • la valutazione psicodiagnostica, per identificare precocemente eventuali difficoltà o disturbi;

  • la riabilitazione e il potenziamento, con programmi individualizzati;

  • il sostegno alla genitorialità, per fornire strumenti educativi e relazionali alle famiglie;

  • l’intervento in contesti scolastici, per favorire l’inclusione e prevenire l’insuccesso scolastico;

  • la collaborazione interdisciplinare con altri professionisti della salute e dell’educazione.

Per chi desidera specializzarsi professionalmente in questo ambito, è possibile intraprendere un percorso universitario mirato, come la laurea in Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico offerto dall’Università Niccolò Cusano. Si tratta di un percorso di laurea magistrale in psicologia fornisce una formazione approfondita e multidisciplinare, con insegnamenti che coprono sia gli aspetti teorici che quelli applicativi dell’intervento evolutivo.

Il piano di studi offre inoltre l’opportunità di scegliere tra insegnamenti orientati alla psicologia clinica dello sviluppo o alla psicologia dei disturbi del neurosviluppo, con un focus su modelli di intervento evidence-based. Si tratta quindi di un percorso formativo completo, ideale per chi aspira a operare in contesti educativi, clinici o riabilitativi con bambini, adolescenti e famiglie, con competenze solide sia nella valutazione che nell’intervento.

Psicologia dello sviluppo tipico e atipico: tipologie di pazienti e fasi evolutive

Gli psicologi dello sviluppo lavorano con bambini e ragazzi appartenenti a diverse fasce d’età, ognuna con compiti evolutivi specifici e sfide peculiari. Il lavoro si modella in base al contesto familiare, alle esperienze precoci e alla presenza o meno di condizioni cliniche.

  • Prima infanzia (0-3 anni): in questa fase si osservano e si supportano competenze fondamentali come l’attaccamento, la regolazione emotiva, la comunicazione preverbale e lo sviluppo motorio. È un periodo sensibile in cui l’intervento precoce può avere un impatto decisivo.

  • Età prescolare (3-6 anni): emergono le prime competenze simboliche, linguistiche e sociali. Le difficoltà in questa fase possono riguardare la regolazione del comportamento, il linguaggio, le abilità sociali o l’adattamento all’ambiente scolastico.

  • Età scolare (6-11 anni): si consolidano le funzioni esecutive, l’autonomia e le capacità di apprendimento. È qui che si evidenziano disturbi come la dislessia, l’ADHD o le difficoltà nella gestione delle emozioni. Gli interventi possono includere sia il lavoro individuale che il coinvolgimento della scuola e della famiglia.

  • Adolescenza (12-18 anni): fase cruciale per la costruzione dell’identità, la gestione dei conflitti interni e il passaggio verso l’età adulta. In questo periodo possono emergere forme di disagio psicologico come depressione, ansia, difficoltà relazionali o scolastiche, comportamenti oppositivi o ritiro sociale.

Psicologia dello sviluppo: disturbi e condizioni trattate

Nel campo dello sviluppo atipico, gli psicologi si trovano spesso ad affrontare una varietà di disturbi e condizioni cliniche. Tra i più comuni:

  • Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): comprendono dislessia (lettura), disgrafia (scrittura), disortografia (ortografia) e discalculia (calcolo). Non sono legati all’intelligenza ma influenzano il rendimento scolastico e l’autostima.

  • Disturbi dello Spettro Autistico (ASD): caratterizzati da compromissioni nell’interazione sociale, nella comunicazione verbale e non verbale, e da comportamenti ripetitivi o interessi ristretti. Le manifestazioni possono essere molto diverse da un individuo all’altro.

  • Disturbi del linguaggio: riguardano ritardi o alterazioni nella comprensione e/o produzione linguistica. Possono influenzare il percorso scolastico e le relazioni con i pari.

  • Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): si manifesta con impulsività, disattenzione e iperattività motoria. Richiede interventi mirati sia sul comportamento sia sulle strategie di apprendimento.

  • Disturbi del comportamento e disturbi emotivi: comprendono disturbi oppositivo-provocatori, ansia, fobie, depressione infantile e difficoltà di regolazione emotiva. Spesso legati a fattori familiari, scolastici o traumatici.

Obiettivi e ambiti di intervento

Gli interventi in psicologia dello sviluppo hanno un approccio globale e personalizzato, che tiene conto del bambino nella sua interezza: non solo in base alla diagnosi, ma anche alla sua storia personale, familiare, scolastica e relazionale.

Uno degli obiettivi fondamentali è il supporto educativo, attraverso il quale si aiutano bambini e ragazzi a sviluppare strategie efficaci per affrontare le difficoltà scolastiche, migliorare le competenze cognitive e favorire l’autonomia. L’intervento può includere la progettazione di piani didattici personalizzati, l’uso di strumenti compensativi e un lavoro sinergico con insegnanti e tutor.

Parallelamente, si lavora sul piano psicologico e relazionale, creando uno spazio protetto dove il bambino o l’adolescente può esprimere emozioni, esplorare vissuti e rafforzare l’autoefficacia. Questo tipo di supporto è cruciale per chi vive situazioni di ansia, difficoltà relazionali, disistima o comportamenti disfunzionali.

Un altro aspetto centrale è la prevenzione, intesa come l’identificazione tempestiva di segnali di rischio o disagio. Agire precocemente consente di evitare che una difficoltà si trasformi in un disturbo più strutturato. Per farlo, è fondamentale coinvolgere attivamente le famiglie, fornendo loro strumenti educativi, indicazioni concrete e sostegno emotivo.

Infine, l’approccio della psicologia dello sviluppo è spesso multidisciplinare. Il lavoro si realizza in rete con logopedisti, neuropsichiatri infantili, terapisti della neuro-psicomotricità, insegnanti e pedagogisti. Questa sinergia permette di costruire progetti di intervento coerenti e condivisi, in grado di rispondere in modo completo ai bisogni complessi di bambini e ragazzi.

Credits: photographee.eu/DepositPhotos.com

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