Università | 18 Dicembre 2023
ADHD: cos’è la sindrome da deficit di attenzione e iperattività

ADHD: cos’è la sindrome da deficit di attenzione e iperattività

Sempre più spesso si sente parlare di disturbi evolutivi che riguardano il neurosviluppo, tra i quali è d’obbligo conoscere l’ADHD, cos’è e come si manifesta.

Paradossalmente quello che in passato poteva essere percepito come un comportamento ‘normale’ del bambino, semplicemente un po’ vivace, oggi deve fare i conti con una serie di regole e restrizioni; con una società che impone uno stile di vita iper organizzato e super impegnato anche per i più piccoli.

Il contesto scolastico è cambiato, così come sono cambiate le dinamiche e le aspettative.
Una diversa prospettiva nell’osservare il comportamento dei bambini, sia da parte degli insegnanti che da parte dei genitori, conduce verso diagnosi di disturbi neruoevolutivi sempre più frequenti.

Nel corso dei prossimi paragrafi analizzeremo il disturbo ADHD, le caratteristiche e le cause.
Entreremo nel dettaglio dei sintomo per capire come si comporta una persona con ADHD e quali sono gli interventi più efficaci.

Sindrome ADHD: cos’è

Per avere un’idea della diffusione del disturbo, ad oggi l’ADHD è stimato nel 5% dei bambini.
Negli adulti, invece, la percentuale si dimezza; solo il 2,5% sarebbe interessato dalla sindrome.

A questo punto cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando esattamente, partendo dal significato di ADHD, la sigla che identifica la descrizione della problematica in inglese.
L’acronimo sta per Attention Deficit/Hyperactivity Disorder, che in italiano diventa Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.
Nella nostra lingua il disturbo che riguarda il deficit di attenzione è abbreviato con la sigla DDAI

Come accennato in precedenza si tratta di una condizione che rientra nella categoria dei Disturbi del Neurosviluppo, per cui in quei deficit che compaiono nel periodo dello sviluppo del bambino.
A differenza di quello che si potrebbe pensare non è classificabile come ‘disturbo comportamentale’

Il disturbo in questione si manifesta generalmente nel corso dell’infanzia, attraverso tre sintomi principali: l’iperattività, l’impulsività e l’incapacità a concentrarsi.

Pur trattandosi di un disturbo in prevalenza pediatrico, che insorge nella maggior parte dei casi nel corso della scuola elementare, può capitare che esso venga riconosciuto soltanto in età adulta.

Ma, esattamente, che cos’è l’ADHD negli adulti, ovvero come si manifesta?

Negli adulti i sintomi si palesano nella difficoltà di concentrazione, in stati di agitazione, in sbalzi d’umore e nell’incapacità a portare a termine i compiti.
Tra i sintomi più ricorrenti anche la difficoltà a intrattenere relazioni interpersonali.

Bisogna tuttavia sottolineare che diagnosticare l’ADHD negli adulti è più difficile in quanto i sintomi sono simili a quelli di alcuni disturbi mentali (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia ecc.).

Per la diagnosi i medici si avvalgono dei questionari e in alcuni casi della consultazione dei registri scolastici, utili per individuare eventuali segnali pregressi di disattenzione e impulsività.

I sintomi

Dopo aver chiarito cos’è il deficit ADHD analizziamo più dettagliatamente i sintomi, ovvero i segnali attraverso i quali si palesa.

Partiamo dal quadro generale.
Livelli importanti di disattenzione, disorganizzazione e iperattività mettono in evidenza la problematica.
Il soggetto a cui viene diagnosticato l’ADHD presenta una palese difficoltà a rimanere concentrato, una vivacità eccessiva e un’impulsività inadeguata per l’età del bambino.

Entrando maggiormente nel dettaglio, la disattenzione consiste in una divagazione dal compito e da una spiccata incapacità a perseverare. L’iperattività consiste in un’attività motoria esagerata che esprime una sorta di senso liberatorio da parte del bambino, il quale probabilmente percepisce un’eccessiva pressione.
L’impulsività invece si manifesta attraverso azioni e gesti ‘affrettati’; ma anche attraverso comportamenti invadenti come ad esempio interrompere gli altri in maniera irruenta

Tutte le sintomatologie appena descritte, palesate a livelli importanti, interferiscono con lo sviluppo personale, scolastico e sociale.

I sintomi principali possono presentarsi in maniera combinata oppure può capitare che un sintomo risulti dominante rispetto ad altri.
A tal proposito si è soliti distinguere tre sotto-tipologie del disturbo:

  • Manifestazione combinata: presenta una sintomatologia combinata che include disattenzione e iperattività
  • Manifestazione con disattenzione predominante: presenta una sintomatologia che afferisce in maniera particolare alla sfera della disattenzione.
    I bambini che presentano tale tipologia di disturbo hanno quindi meno problematiche a livello comportamentale e sociale; riescono a rimanere seduti, tranquilli, a interagire in maniera equilibrata con gli altri, ma non riescono a focalizzare l’attenzione su ciò che fanno o su ciò che dice la maestra.
  • Manifestazione con iperattività-impulsività predominante: si palesa attraverso sintomi che riguardano principalmente la sfera dell’iperattività e dell’impulsività.
    La disattenzione, in tal caso, si palesa in livelli ‘accettabili’.

Tuttavia, sono stati individuate le fasce d’età in cui alcuni sintomi si palesano in maniera più evidente.
Ad esempio, l’iperattività si palesa in maniera predominante durante l’età pre-scolare mentre la disattenzione emerge soprattutto durante la scuola elementare.
L’età adolescenziale è interessata maggiormente da sintomi che riguardano l’iperattività, impazienza nervosismo.
A tal proposito è d’obbligo una precisazione, che in parte risponde ad un quesito comune che riguarda l’iperattività: quando passa?
Solitamente, con il passaggio all’età adulta l’iperattività si trasforma in impulsività.

In ambito medico, da un punto di vista strettamente diagnostico, all’osservazione del bambino vengono affiancati i questionari, la cui compilazione è riservata a genitori e insegnanti.

Le cause

Pur essendo oggetto di studio e di ricerche le cause dell’ADHD sono tutt’oggi in parte sconosciute, o comunque non sono univoche.
Secondo gli esperti, alla base del disturbo ci sarebbe una combinazione di più fattori.

A livello pratico la problematica scaturisce dall’incapacità del bambino di adeguare il proprio comportamento alle richieste del contesto, al trascorrere del tempo e agli obiettivi da raggiungere.

Tra le varie componenti scatenanti quella genetica sembra essere la più influente, e anche la più accreditata dalla ricerca.
L’ereditarietà inciderebbe principalmente sui livelli dell’attività motoria.
Tuttavia, la genetica influisce in misura maggiore soprattutto nei casi più gravi.

Un ulteriore causa è stata individuata nell’alterazione dei neurotrasmettitori, ovvero delle sostanze che trasmettono gli impulsi nervosi al cervello.

Fattori di rischio sono attribuiti anche ad un peso basso alla nascita, ad eventuali danni cerebrali, carenze, o esposizioni a sostante nocive prima della nascita.

Non meno attendibile l’ipotesi che lega l’insorgenza dell’ADHD ad eventi traumatici vissuti durante l’infanzia.
Tra le cause rientrano quindi le situazioni conflittuali tra i genitori, le violenze e gli abusi.

ADHD a scuola: come intervenire

In generale il trattamento dell’ADHD prevede approcci  diversi che combinano interventi di tipo farmacologico, psicoterapeutico e psico-educativo.

Come evidenziato nei precedenti paragrafi le difficoltà connesse al disturbo da deficit dell’Attenzione e Iperattività possono causare problematiche soprattutto in ambito scolastico.
Ecco perché è importante intervenire nel modo giusto, adottando approcci efficaci in linea con le esigenze del bambino.

A tal proposito la normativa applica ai casi di ADHD la stessa regolamentazione prevista per i BES (Bisogni Educativi Speciali).
Nei casi in cui viene diagnosticato e certificato il disturbo è necessario predisporre un Piano Didattico Personalizzato, ovvero un insieme di strategie rivolte a gestire comportamenti disfunzionali e ad agevolare la formazione e l’apprendimento del bambino.
Un esempio di atteggiamento rivolto ad un alunno interessato da ADHD potrebbe essere quello di modulare il tono in un modo particolare durante la spiegazione, oppure utilizzare gessetti colorati per scrivere alla lavagna, o ancora evitare rimproveri.
L’approccio deve essere modulato sulle caratteristiche e le difficoltà del bambino.

Per un insegnante diventa quindi fondamentale conoscere il disturbo.
Al di là del percorso formativo previsto dalla legge per insegnare esistono numerosi corsi e master di specializzazione che permettono di approfondire l’argomento.

Tra i percorsi che mettono in correlazione ADHD e università il master in Disturbi del neurosviluppo attivato dalla Niccolò Cusano.

Si tratta di un corso post-laurea di secondo livello che mira a fornire le competenze cliniche di diagnosi e trattamento dei disturbi del neuro sviluppo in età evolutiva secondo un approccio biopsicosociale.

Ora sai cos’è ADHD, quali sono le cause e i principali sintomi; se desideri approfondire la tematica a livello professionale e acquisire una professionalità di livello avanzato in merito ai disturbi evolutivi non devi fare altro che richiedere maggiori info sui master online attraverso il form che trovi cliccando qui!

Credits: tumsasedgars / Depositphotos.com

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