Università | 19 Novembre 2014
Sconfiggere il diabete? Passione e sport possono riuscirci

Sconfiggere il diabete? Passione e sport possono riuscirci

Sconfiggere il diabete? Si può.  Passione e sport possono riuscire nell’impresa.  Per parlare del connubio sport-diabete, Radio Cusano Campus, con una intervista riportata anche dal Corriere dello Sport, ha chiamato in causa una delle pallavoliste più forti del panorama italiano, una donna che è riuscita a sconfiggere il diabete e a diventare una professionista e oggi è l’icona di A.N.I.A.D. Onlus (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici), Veronica Minati.

Veronica, tu militi in A2 con il Volley Soverato ma sei appena tornata da un’esperienza nella serie A francese e hai giocato svariati anni nella massima serie italiana. Che vuol dire essere una atleta e abbinare ogni giorno sport e diabete? 

“Al momento in cui ti viene diagnosticata la malattia non si attraversa un periodo facilissimo ma nel mio caso la passione per la pallavolo mi ha aiutata a convivere con questa condizione. A 17 anni mi hanno detto che avevo il diabete e già giocavo a pallavolo da 4 anni, i medici mi hanno sempre spinta a continuare dicendomi che lo sport avrebbe dovuto far parte della mia vita. Mi sono fatta forza, non mi sono arresa e imparando a convivere col diabete i risultati sono arrivati, anche grandi risultati”.

Parlaci della tua giornata tipo. La tua vita è stata stravolta dal diabete oppure ci sono soltanto delle regole da seguire per vivere comunque in modo normale? 

“Io mi ritengo fortunata perché ho avuto modo di incontrare un’equipe di medici che mi hanno dato, sin da subito, tutte le indicazioni che dovevo seguire. Bisogna imparare a conoscersi, a calibrare le proprie attività sulla terapia da seguire e su un preciso stile di vita alimentare. Col passare del tempo diventa una gestione di se stessi, si deve avere il pieno controllo del proprio corpo. Io faccio terapia insulinica, ho le mie dosi da seguire durante i pasti ma dopo 14 anni ho imparato, è una sorta di abitudine”.

Una occasione per seguire e monitorare costantemente il proprio corpo: il diabete può essere visto anche così?

“Si, alla fine è così. Io ad esempio ho sempre avuto un regime alimentare abbastanza corretto, avendo sempre fatto sport, ma da quando mi hanno diagnosticato il diabete sono ancora più attenta. Anche la mia famiglia, con la necessità di adattarsi alle mie esigenze, mangia meglio. Ho inserito nella mia dieta le fibre, la pasta integrale, mangio in modo sano”.

Come ti sei accorta di avere il diabete? 

“Mi sentivo molto affaticata, anche a fare sforzi minimi. Ho passato un mese con una sete smodata ed ero sempre più stanca. Mi hanno ricoverata per una settimana e dalle analisi è emerso che avevo il diabete. Già all’ospedale mi hanno dato tutti i consigli utili da seguire una volta fuori, loro sono stati bravissimi ed io avevo una motivazione feroce: continuare a giocare a pallavolo e farlo nel migliore dei modi”.

Il diabete comporta problematiche in ambito sportivo? Ti è mai capitato di subire delle discriminazioni? 

“Discriminata mai. Confesso di essermi sentita io stessa in difficoltà quando capitava di farmi un’iniezione di insulina davanti a tutti, all’inizio è una condizione destabilizzante. La cosa più importante è comunicare a tutti la propria condizione, informare su ciò che può succedere in casi di ipoglicemia e come intervenire. Devo dire di aver trovato sempre persone interessate e pronte ad informarsi di più, per me, per la mia sicurezza e per la malattia in generale”.

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