Didattica | 12 Dicembre 2022
Come diventare RSPP: tutti i requisiti

Come diventare RSPP: tutti i requisiti

La sicurezza sul lavoro è una tematica estremamente delicata, per la cui gestione sono richieste professionalità qualificate; ecco perché chi ambisce ad entrare nel settore dovrebbe sapere come diventare RSPP.

L’argomento, dibattuto da tempo sia a livello nazionale che internazionale, è oggetto di precise disposizioni normative, il cui rispetto è imprescindibile per qualsiasi tipologia di azienda.

Nel corso di questo post parleremo del RSPP, del titolo di studi e dei corsi per diventare un professionista esperto in materia.
Approfondiremo mansioni e responsabilità, oltre ai requisiti di un RSPP che intende svolgere il ruolo in qualità di consulente esterno. 

La legislazione italiana sulla sicurezza sul lavoro

Prima di addentrarci nel cuore del nostro post, di quelle che sono le mansioni di un RSPP e dei requisiti per diventare un professionista è d’obbligo una breve panoramica legislativa.
In particolare è necessario conoscere quelle che sono le direttive previste dalla normativa italiana in merito alla sicurezza e la prevenzione in ambito lavorativo.

La materia ‘tutela e sicurezza dei luoghi di lavoro’ è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, il quale costituisce attuazione dell’articolo 1 della legge n. 123 del 3 agosto 2007.

Secondo quanto stabilito dal D.Lgs. tutte le aziende con almeno un lavoratore sono obbligate a rispettare e applicare le norme previste per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro; norme finalizzate a garantire la salute e la sicurezza delle persone che operano all’interno dei luoghi di lavoro.

In particolare, all’articolo 2 del suddetto decreto viene definito il servizio di prevenzione e protezione come:

“L’insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzato all’attività di prevenzione e protezione da rischi professionali per i lavoratori.”

Gli obblighi per quanto riguarda il rispetto della normativa ricadono sul datore di lavoro.

Dopo aver fornito una panoramica generale della normativa entriamo nel dettaglio del post, nell’ambito del quale l’università telematica Niccolò Cusano spiegherà la professionalità del RSPP, come si diventa un professionista e quali sono i requisiti formativi per ricoprire il ruolo.

Responsabile RSPP: chi è e cosa fa

Partiamo dall’acronimo RSPP, la cui sigla identifica il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, ovvero la figura introdotta per la prima volta il Italia nel 1994 dal Decreto Legislativo n. 626.
Attraverso il D.Lgs il nostro Paese si allineava alle direttive europee in materia.

A livello internazionale il ruolo è definito come ‘Safety Manager’ o come ‘HSE Manager (Health, Safety & Environment Manager)’.

Nel 2008 la figura è stata definita dall’articolo 2 del Decreto Legislativo 81:

“Persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32 designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dei rischi”.

Il RSPP è il profilo, adeguatamente formato, che si occupa di coordinare il servizio finalizzato a proteggere i lavoratori dai rischi professionali.
In pratica si tratta della figura che valuta i fattori di rischio presenti all’interno di un contesto lavorativo e definisce il programma contenente le procedure idonee a prevenirli e limitarli.

Tra le sue mansioni rientra la redazione del Documento di valutazione dei rischi, realizzato in collaborazione con il datore di lavoro, il medico e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
Il documento illustra i rischi e le relative contromisure atte a garantire la sicurezza dei lavoratori.

Ecco, di seguito, le principali mansioni contenute nell’articolo 33 del Decreto Legislativo 81 del 2008:

  • Individuare e valutare i fattori di rischio
  • Individuare le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente e sulla base della specifica organizzazione aziendale
  • Elaborare le misure preventive e protettive di cui all’articolo 28, comma 2, e i sistemi di controllo di tali misure
  • Elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali
  • Proporre i programmi di informazione e formazione dei lavoratori
  • Partecipare alle consultazioni in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, nonché alla riunione periodica di cui all’articolo 35
  • Fornire ai lavoratori le informazioni previste dall’articolo 36

Nei casi in cui ci si affida a consulenti esterni, trattandosi di professionisti esperti del settore, alle attività appena descritte si aggiungono ulteriori mansioni.
Tra le più frequenti il confronto con enti assicurativi, organi di vigilanza ed enti pubblici; l’assistenza al datore di lavoro per ciò che concerne l’interpretazione della normativa e gli eventuali aggiornamenti; la predisposizione della documentazione e del materiale per i percorsi formativi rivolti ai lavoratori

La nomina del professionista preposto alla prevenzione e alla sicurezza rientra tra gli obblighi non delegabili del Datore di Lavoro (DDL).

Secondo quanto stabilito dal T.U. il ruolo può essere affidato anche ad un consulente esterno, purché adeguatamente formato in materia di valutazione dei rischi.
Ciò si verifica quando ad esempio nell’organico dell’azienda non sono individuabili profili in possesso dei requisiti richiesti per ricoprire il ruolo di RSPP.

Il Responsabile della Sicurezza può essere anche lo stesso datore di lavoro, il quale non è chiaramente esonerato dal possesso dei requisiti richiesti a norma di legge.

Le responsabilità

In relazione a quelle che sono le mansioni di un RSPP merita un approfondimento il discorso delle responsabilità.

Partiamo dal presupposto che il datore di lavoro è colui il quale detiene il potere relativo alle spese necessarie per attuare le misure di prevenzione e sicurezza predisposte dal profilo competente in materia.
Ciò significa che il soggetto su cui ricadono le maggiori responsabilità in materia di sicurezza è proprio il datore di lavoro.

In particolare, le sue responsabilità riguardano:

  • La scelta e la nomina del RSPP
  • La supervisione dell’attività svolta in merito di prevenzione e sicurezza
  • La valutazione corretta dei rischi
  • Le adeguate misure di prevenzione

Il Decreto del 2008 non prevede sanzioni di tipo penale per il RSPP, ma ciò non vuol dire che il profilo è esonerato da ogni responsabilità.

Nei casi in cui si verificano infortuni o incidenti determinati da situazioni di pericolo che egli avrebbe potuto individuare e segnalare si concretizza la cosiddetta ‘colpa professionale’.
In tal caso il responsabile della sicurezza è chiamato a rispondere dell’accaduto sia penalmente che civilmente.

In sintesi, egli risponde insieme al datore di lavoro ogni qualvolta la situazione di pericolo che ha causato l’incidente viene ritenuta riconoscibile ed evitabile.

L’eventuale esonero dalle responsabilità deve essere dimostrato.
In particolare il RSPP deve dimostrare di aver svolto il proprio ruolo in maniera professionale; di aver indicato le adeguate misure di prevenzione al datore di lavoro, il quale diventa quindi l’unico responsabile per non averle messe in atto.

Il responsabile della sicurezza viene esonerato da ogni responsabilità nei casi in cui riesce a dimostrare che l’incidente si è verificato per cause fortuite, non imputabili al suo lavoro.

RSPP e RLS: differenze

A questo punto in molti si staranno domandando se RSPP e RLS possono essere la stessa persona.

Anche se entrambi afferiscono all’ambito della prevenzione e della sicurezza, e anche se entrambi rispondono del proprio operato al datore di lavoro, i due profili hanno caratteristiche e responsabilità differenti tra loro.

Il RLS è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, ovvero il profilo eletto dai lavoratori stessi per ricoprire il ruolo di controllo e tutela dei propri diritti.
La sua principale mansione è verificare l’adempimento, da parte del datore di lavoro, degli obblighi previsti dalla normativa in materia di sicurezza nei confronti dei lavoratori.

Alla luce delle mansioni del RSPP descritte in precedenza è facile capire che la figura non può coincidere con quella del RLS.
Se il RSPP ricoprisse anche il ruolo di RLS verrebbe a mancare il controllo da parte dei lavoratori sull’operato del datore.

Diventare RSPP: i requisiti e la formazione

Attualmente diventare un RSPP conviene soprattutto da un punto di vista occupazionale.
Come accennato in precedenza si tratta di un profilo obbligatorio in tutte le aziende con almeno un dipendente.

Dal punto di vista della preparazione, il D.Lgs prevede che il RSPP “deve essere una persona esperta e in possesso di capacità e requisiti specifici per la salvaguardia e il mantenimento della salute e della sicurezza dei luoghi che gestisce.”

I requisiti per diventare RSPP sono definiti dal dall’articolo 32.

In linea generale il Decreto specifica che i requisiti devono allinearsi alla tipologia di rischi presenti nel settore di riferimento, ovvero devono essere adeguati alla specificità del luogo di lavoro e dell’attività lavorativa.

Nel dettaglio l’articolo 32 definisce i seguenti requisiti essenziali:

  • Titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria
  • Esperienza comprovata di almeno 6 mesi (a partire dal 13 agosto 2003)
  • Attestato di frequenza relativo a corsi di formazione abilitanti in relazione alla classe di rischio dell’attività (settori ATECO)

I corsi di formazione per RSPP sono strutturati sulla base di 3 moduli:

  • Modulo A (28 ore)
  • Modulo B (48 ore)
  • Modulo C (24 ore)

Il modulo A è la base essenziale che garantisce la propedeuticità agli altri moduli.
Il modulo affronta tematiche generali quali la normativa di riferimento, i soggetti del sistema di prevenzione, i lavoratori autonomi ecc.

Tra gli approfondimenti le varie tipologie di rischi: biologici, chimici, fisici, elettrici, da rumore, da vibrazione, da agenti cancerogeni, da incidenti ecc.

Il modulo B è considerato un corso di specializzazione in quanto si focalizza sull’operatività di specifici macro-settori (industria, agricoltura, pesca, estrazione minerali, industria chimica, sanità, servizi locali, pubblica amministrazione, attività artigianali, ecc.).
Il modulo in questione approfondisce i rischi in base alla classificazione ATECO e non è propedeutico al modulo C.

La durata può variare a seconda del settore cui fa riferimento.
È prevista un’ulteriore formazione per il settore dell’agricoltura e pesca (+ 12 ore), per il settore cave e costruzioni (+ 16 ore), per il settore della sanità residenziale (+ 12 ore) e per il settore chimico e petrolchimico (+ 16 ore).

Il modulo C fornisce una specializzazione sui rischi (psicosociali, ergonomici, organizzativi, da turnazione e derivanti da stress da lavoro correlato).

Al termine dei tre moduli è previsto un esame di valutazione, il cui superamento determina il rilascio di un attestato che certifica la preparazione dell’aspirante RSPP.
Per la regolarità dell’attestato è richiesto un aggiornamento con cadenza quinquennale, conseguibile attraverso appositi corsi della durata di 40 ore totali.

Credits: IgorVetushko / Depositphotos.com

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