Università | 15 Febbraio 2024
Come diventare biologo marino: studi e opportunità

Come diventare biologo marino: studi e opportunità

Il fascino dell’ecosistema marino induce tanti giovani ad intraprendere professioni che da un lato permettono di assecondare la passione per il mare e dall’altro promettono interessanti gratificazioni; in tanti si domandano come diventare biologo marino.

Attualmente la tematica relativa alla salvaguardia di piante, animali e microorganismi marini è oggetto di grande attenzione, a livello mondiale; per tale motivo la biologia assume un’importanza fondamentale per qualsiasi attività afferente la tutela delle risorse offerte dal mare.

Nel corso di questo posto analizzeremo il ruolo del biologo marino, le mansioni che svolge, gli ambiti in cui opera, le competenze tecniche che deve possedere e l’iter formativo per diventare un esperto in materia.

Cosa fa il biologo marino

Il biologo marino è a tutti gli effetti un biologo che applica il proprio know how specialistico allo studio dell’ambiente marino.
Si tratta di una professionalità affascinante e complessa, per la quale sono richieste doti e competenze disciplinari specifiche.

Un esperto di biologia marina si occupa di gestione e conservazione delle risorse del mare, ovvero della relativa valorizzazione e dell’utilizzo sostenibile dei vari organismi.

La sua attività si basa quindi sullo studio dei processi biologici, ecologici e ambientali.
In pratica, il biologo marino studia le piante, gli animali e i microrganismi che vivono in mare.

Nel dettaglio si occupa di esaminare campioni di vita marina (dal plancton ai sedimenti fino ad arrivare agli animali più grandi), principalmente per individuare gli effetti dell’attività umana sulle varie specie.

Per avere un quadro immediatamente chiaro e completo della professionalità, nell’elenco che segue sono raccolte le principali attività svolte da un profilo esperto di biologia marina:

  • Progetta e realizza programmi di ricerca, sia nell’ambito della biologia marina e sia in quello della pesca.
  • Programma e gestisce attività di sfruttamento industriale, attività di pesca, attività ricreative e naturalistiche, e attività di tutela ambientale, nel rispetto delle normative vigenti.
  • Gestisce interventi scientifici applicati alle varie fasi della produzione ittica, e alla relativa commercializzazione
  • Gestisce attività di divulgazione scientifica, naturalistica e ambientale.
  • Si occupa delle problematiche relative alla tutela e alla salvaguardia delle specie a rischio.

Tra le attività di ricerca rientra la mappatura della popolazione marina, dai cui risultati è possibile:

  • Proteggere la vita marina
  • Monitorare i danni ambientali
  • Identificare soluzioni per preservare le risorse del mare
  • Avere una panoramica completa della situazione ambientale

A seconda delle specializzazioni il biologo può occuparsi di varie attività di pianificazione, tra le quali:

  • Pianificazione di parchi marini e aree marine protette
  • Pianificazione dello sviluppo costiero
  • Pianificazione della pesca sia dal punto di vista politico che economico
  • Pianificazione integrata dell’acquacoltura

Il biologo marino che si occupa di ricerca presenta le sue scoperte attraverso relazioni, articoli pubblicati su riviste scientifiche e conferenze.

Dove lavora

Il biologo marino possiede un know how spendibile in numerosi e svariati ambiti professionali.

Gli sbocchi relativi alla professionalità di un biologo riguardano sia il settore pubblico che quello privato.
In particolare, il profilo esperto di biologia marina può trovare impiego presso enti di ricerca, pubbliche amministrazioni e società private che si occupano di salvaguardia della biodiversità e valorizzazione delle risorse.

Nelle Amministrazioni pubbliche la professionalità può essere richiesta nell’ambito della protezione delle aree costiere e del recupero dei siti inquinati.

In ambito privato il biologo marino può trovare impiego presso le aziende che operano nel settore della pesca e dell’acquacoltura, con il compito di monitorare la produzione, valorizzare qualità e tracciabilità  dei prodotti, gestire gli impianti.

Tra le opportunità lavorative più interessanti rientrano le attività di ricerca e analisi.

In generale i contesti in cui più frequentemente è richiesta la professionalità di un biologo marino sono le riserve naturali, i parchi marini, gli acquari, gli impianti di acquacoltura, le industrie biomediche e farmacologiche, le società di consulenza ambientale, le associazioni che si occupano di divulgazione scientifica.

Quanto guadagna

Come si evince dagli sbocchi occupazionali, la professionalità del biologo marino è piuttosto versatile per cui può essere applicata ad ambiti molto diversi tra loro.
Per tale motivo non è semplice definire con precisione quanto guadagna.

Tuttavia è possibile fornire un’idea della retribuzione media, che in Italia si aggira intorno ai 1.800 euro netti al mese, ovvero circa 35.000 euro lordi all’anno.

Le cifre dipendono da una serie di variabili, prima fra tutte l’esperienza.

Figure junior con poca esperienza, come ad esempio il neolaureato e lo stagista, partono da uno stipendio minimo che si aggira intorno ai 900 euro al mese.
Diversamente, un profilo senior o più  specializzato, come ad esempio un dirigente o un manager, percepisce uno stipendio che supera i 3.500 euro netti al mese.

Un’altra variabile che concorre alla definizione dello stipendio di chi ha scelto di studiare biologia e specializzarsi nell’ambito dell’ecosistema marino è il contesto nel quale opera.

Diventare biologo marino: formazione e concorso

La professione del biologo richiede competenze e conoscenze specifiche, che possono essere acquisite soltanto attraverso un adeguato percorso di studi accademico.

Si parte quindi dal conseguimento di una triennale per potersi poi iscrivere alla magistrale in ‘Biologia marina’.
La laurea specialistica fornisce una solida preparazione nella biologia generale per poi approfondire la disciplina applicata, nello specifico, all’ambiente marino.

Il percorso di studi garantisce quindi il know how necessario per poter studiare gli ecosistemi marini e i relativi organismi.

Per avere un’idea del corso, il programma di studi include materie come l’oceanografia, la geologia, la microbiologia, la zoologia, la chimica e metodologie statistiche (per l’analisi dei dati sperimentali).
Un professionista deve inoltre possedere le competenze per poter utilizzare la strumentazione e i programmi informatici che permettono di studiare e analizzare i campioni prelevati.

Conseguita la laurea magistrale, per essere abilitati a svolgere la professione è necessario superare l’Esame di Stato ed effettuare l’iscrizione all’albo professionale dell’Ordine Nazionale dei Biologi (ONB).
L’ONB è composto da due sezioni, differenziate in base al livello di laurea conseguito:

  • Sezione A: riservata ai laureati in possesso di laurea specialistica (II livello), ai quali spetta il titolo di ‘biologo’.
  • Sezione B: riservata ai laureati in possesso di laurea triennale (I livello), ai quali spetta il titolo di ‘biologo junior’.

I requisiti per l’ammissione all’Esame di Stato differiscono, quindi, in base alla sezione dell’albo alla quale iscriversi.

Secondo quanto previsto dall’ultimo concorso, per l’iscrizione alla sezione A è richiesto il possesso di una laurea di secondo livello in una delle seguenti classi:

  • LM 6 (6/S) – Biologia
  • LM 7 (7/S) – Biotecnologie agrarie
  • LM 8 (8/S) – Biotecnologie industriali
  • LM 9 (9/S) – Biotecnologie mediche, veterinarie, e farmaceutiche
  • LM 75 (82/S) – Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio
  • LM 61 (69/S) – Scienze della nutrizione umana

Per l’iscrizione alla sezione B il concorso richiede il possesso di una laurea di primo livello (triennale) in un delle seguenti classi:

  • L 13 (12) – Scienze biologiche
  • L 2 (1) – Biotecnologie
  • L 32 (27) – Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura

Così come per qualsiasi altra professionalità, al bagaglio di competenze tecniche è importante affiancare una serie di soft skills, ovvero quelle capacità e predisposizioni personali che permettono di svolgere al meglio la professione.
Precisione, pazienza e metodicità sono doti che non possono assolutamente mancare in un biologo marino.
Altrettanto importanti risultano le doti comunicative e la predisposizione al lavoro di squadra.

Ora sai come diventare biologo marino e quali sono le mansioni che svolge.
Se desideri assecondare la tua ambizione non devi fare altro che intraprendere l’iter formativo e concorsuale previsto per l’abilitazione.

Credits: julief514 / Depositphotos.com

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