Università | 23 Gennaio 2024
Smart city e innovazione urbana: lo studio sullo stato dell’arte per una nuova frontiera del vivere

Smart city e innovazione urbana: lo studio sullo stato dell’arte per una nuova frontiera del vivere

La nuova infografica di Unicusano sull’innovazione urbana nelle smart city analizza la situazione digitale delle città italiane, andando ad aprire una finestra sul futuro e sulle possibili applicazioni di tecnologie e innovazioni

“Una smart city è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese”. È questa la definizione che l’Unione Europea ha dato al concetto di smart city: una città altamente connessa, in grado di raccogliere ed elaborare ingenti quantità di dati. Una città in cui le strade sono regolate da semafori intelligenti, percorse da auto elettriche, in cui sono gli spazi verdi a spopolare e ogni luogo, privo di traffico, è raggiungibile in 15 minuti.

Se fino a pochi anni fa innovazione urbana e digitalizzazione erano due parole sconnesse che rimandavano ad un’immagine utopistica della realtà, oggi è il Pnrr (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) – congiuntamente al lavoro svolto da ogni Regione – ad aprire le porte ad un futuro sempre più vicino. Sono oltre 17 miliardi, infatti, i finanziamenti previsti dal Governo per lo sviluppo delle smart city ideali, che si basano su un modello innovativo che prende in considerazione ogni settore del vivere quotidiano: dalla mobilità alla sostenibilità ambientale, dalla cultura all’approvvigionamento idrico, passando per il turismo, il benessere sociale e il più ampio concetto di governance.

Un lavoro necessario, quello delle istituzioni. Ancor di più a fronte della risposta degli italiani agli sforzi di innovazione: in Italia il concetto di smart city è noto solo a 1 persona su 2. Il restante 50% della popolazione associa a questo termine immagini fantascientifiche.

La percezione dell’importanza di questa tematica, dunque, è bassa, e si traduce in un 13% di cittadini che, almeno una volta nella vita, ha indicato la propria città come smart, avvalendosi di servizi come quelli anagrafici (61%), tributari (41%) e di mobilità (31%). La fiducia nel futuro, tuttavia, non manca: è il 68% delle persone, infatti, a credere che, nei prossimi 10 anni, il proprio comune assisterà e sarà protagonista di un boom tecnologico.

Se nell’immaginario degli italiani le città più innovative e digitalizzate sono Milano, Bologna, Padova e Firenze, è Bergamo, invece, a scalare la classifica del 2023 posizionandosi al primo posto e aggiudicandosi il titolo di smart city numero uno in Italia. A seguire altre 15 città “altamente digitali” in cui, tuttavia, non figura il Mezzogiorno, ancora indietro seppur con qualche dato percentuale di miglioramento.

IoT, intelligenza artificiale, mobility as a service, smart mobility, smart building, smart grid: sono queste alcune delle cose su cui ha intenzione di lavorare l’89% delle amministrazioni con progetti innovativi già avviati, per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione e contribuire ad aumentare il valore di mercato delle smart city, nel 2022 arrivato a 900 milioni di euro.

Il futuro è digitale, è connesso, è innovativo, e lo è anche per il mercato del lavoro che, nei prossimi 5 anni, assisterà ad un boom di nuovi posti e professioni (2, 5 milioni) ad opera delle città smart, di cui 350 mila ad alta specializzazione (infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobile e web).

Sarà l’intelligenza artificiale il cuore pulsante delle città del futuro ma non senza preoccupazioni: l’obiettivo sarà quello di creare sistemi basati su un approccio antropocentrico per un’IA etica ed affidabile in cui, nonostante l’iper connessione, l’intervento e la sorveglianza umana siano sempre al primo posto.

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