Come diventare cooperante? Studi e possibilità
Negli ultimi anni la carriera nel terzo settore e nella cooperazione internazionale è diventata una scelta sempre più ricercata da chi desidera dare un senso etico alla propria professione. In un mondo in cui l’impatto sociale è sempre più centrale, cresce il numero di persone che vogliono trasformare le proprie competenze in un contributo concreto allo sviluppo globale. Per accedere a questi ambiti, caratterizzati da una forte specializzazione e da contesti di intervento complessi, risulta spesso fondamentale investire in una seconda laurea o in un master specialistico, strumenti oggi considerati cruciali per costruire un profilo competitivo e realmente operativo sul campo.
Lavorare nell’ambito di missioni internazionali significa scegliere consapevolmente di intraprendere una professione complessa e articolata.
Si tratta di un lavoro che, al di là delle gratificazioni economiche, permette di viaggiare, di scoprire posti autentici e di confrontarsi con culture diverse, ricavandone così un enorme arricchimento culturale e personale.
Chi è e cosa fa un cooperante
Iniziamo a familiarizzare con la professionalità in oggetto partendo dalla definizione di cooperante presente sul sito della Treccani:
“Chi fa parte di un’organizzazione che realizza o partecipa a progetti di cooperazione allo sviluppo”
Ampliando ulteriormente potremmo dire che si tratta di un operatore cha partecipa a programmi di sviluppo.
La sua operatività si concretizza nella gestione e/o nel coordinamento di quei progetti che mirano a sviluppare le aree del mondo che risultano deboli dal punto di vista economico.
Il cooperante mette la propria professionalità al servizio di cause di importanza internazionale, impegnandosi concretamente a gestire i processi rivolti a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni che vivono in aree problematiche.
I settori nei quali può operare sono numerosi e svariati.
Un professionista, a seconda delle personali competenze, può lavorare nell’ambito di:
- Programmi di sviluppo del settore privato
- Gestione di campi profughi allestiti in aree di conflitto
- Difesa dei diritti umani
- Sostegno delle economie locali
- Sviluppo urbano
- Sviluppo rurale
- Assistenza socio-sanitaria
- Sicurezza alimentare
- Formazione di base
- Formazione professionale
- Valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale
- Programmi di informazione
Per quanto riguarda le aree di intervento, un professionista opera più frequentemente nelle zone dell’Africa subsahariana e nelle periferie dell’est Europa.
La promozione di iniziative e progetti di cooperazione può essere attivata da soggetti differenti, in particolare da governi, autorità locali, organizzazioni internazionali, ONG (Organizzazione Non Governative), associazioni di solidarietà, cooperative, realtà che operano nell’ambito del commercio equo e privati attivi nel sociale.
Differenze tra cooperazione e volontariato
Nonostante si tratti di due termini dal significato totalmente differente, si tende spesso a confondere la cooperazione con il volontariato.
In realtà le due attività differiscono per numerosi aspetti.
Iniziamo subito col precisare che il cooperante è una figura professionale vera e propria che svolge a tutti gli effetti un lavoro retribuito.
Il volontario invece presta servizio senza ricevere retribuzione, ma semplicemente un rimborso spese.
Il cooperante è un professionista in possesso di competenze tecniche in un campo ben preciso; può essere pertanto un medico, un ingegnere, un insegnante o qualsiasi altra professionalità che può concretamente portare un contributo allo sviluppo di un progetto o di un’iniziativa.
Al volontario, invece, non è richiesta alcuna particolare competenza tecnica, se non una forte propensione ad aiutare gli altri e a mettere il proprio tempo al servizio di chi ne ha bisogno.
Il punto in comune tra i due profili è il contesto problematico nel quale operano.
Sbocchi professionali nella Mediazione culturale
Chi intraprende la strada della cooperazione internazionale può aspirare a ruoli ben definiti: diventare cooperante sul campo, con incarichi diretti nelle missioni — per esempio come operatore umanitario o responsabile di progetto in contesti difficili — oppure orientarsi verso profili di coordinamento e gestione, come project manager per ONG o organizzazioni internazionali. Alcuni vanno oltre: operatore per i diritti umani, formatore interculturale oppure esperto nella progettazione e gestione di progetti finanziati da Unione Europea (UE) o Nazioni Unite (ONU), occupandosi di preparare proposte, monitorare interventi, coordinare partner locali, redigere report e garantire l’efficacia di iniziative di sviluppo.
Per quanto riguarda le retribuzioni — naturalmente molto variabili in base a ruolo, seniority, tipo e luogo di missione — ci sono riferimenti concreti: per un Project Manager impegnato in cooperazione internazionale con contratti all’estero, alcuni bandi segnalano una RAL compresa fra circa 31.000 e 39.000 euro lordi annui. In altri casi, per posizioni di project manager in ambiti umanitari, lo stipendio mensile lordo può oscillare tra circa 3.700 e 3.900 euro, includendo benefici come copertura assicurativa e voli di andata/ritorno. Se il lavoro è a livello di coordinamento internazionale — per esempio come “coordinator” nella cooperazione internazionale — alcune fonti indicano una retribuzione media annua intorno ai 44.000 euro, con casi che arrivano fino a circa 64.000 euro.
Quanto alle prospettive di crescita e mobilità, chi inizia come cooperante sul campo o come operatore può, con l’esperienza e la specializzazione, diventare project manager e poi assumere ruoli ancora più strategici: desk officer, responsabile di progetto multiplo (programme development officer), country manager, oppure esperto senior per organismi internazionali o agenzie europee. In alternativa, è possibile specializzarsi ulteriormente in diritti umani, formazione interculturale, coordinamento di programmi di integrazione o immigrazione, oppure accesso a carriere diplomatiche o in istituzioni pubbliche operanti nell’ambito della cooperazione internazionale.
Come lavorare nella cooperazione internazionale
Alla luce di quanto analizzato nel corso dei precedenti paragrafi è facile capire quanto il settore sia promettente in ottica lavorativa; ecco perché in questo paragrafo ti spiegheremo nel dettaglio come diventare cooperante.
Concrete opportunità occupazionali, destinate principalmente ai giovani competenti e fortemente motivati, sono presenti in tutti gli ambiti operativi in cui interviene la cooperazione internazionale.
Come accennato in precedenza la professionalità è piuttosto complessa; da un lato richiede un ampio e aggiornato bagaglio di competenze tecniche e dall’altro una forte motivazione.
I requisiti
Entriamo nel dettaglio della componente personale e cerchiamo di capire quali sono i requisiti che un cooperante dovrebbe possedere, a prescindere dall’ambito professionale in cui opera ed è specializzato.
Partiamo dalla motivazione, dalla volontà e dalla passione, tre presupposti fondamentali per lavorare in un settore così delicato e complesso.
Un professionista completo deve inoltre avere un forte spirito di adattamento, deve essere sensibile e rispettoso di quelle che sono le culture e le abitudini diverse dalle proprie.
Dal momento che si può ritrovare a lavorare in situazioni rischiose deve essere in grado di sopportare e gestire lo stress.
Formazione in Mediazione culturale: la proposta Unicusano
Come già accennato nel corso dei paragrafi precedenti, il ruolo di cooperante può essere ricoperto da professionisti in possesso di competenze che afferiscono al campo della medicina, dell’ingegneria, delle scienze politiche ecc.
Ciò che trasforma un professionista in un cooperante è una specializzazione, tesa a sviluppare la professionalità necessaria per operare in contesti multiculturali. In tal senso il mercato formativo italiano offre percorsi di alta formazione, ovvero master post-laurea sia di primo che di secondo livello.
In questo quadro si inserisce il master in ‘Mediazione culturale’ erogato dall’Università Telematica Niccolò Cusano.
Si tratta più precisamente di un corso post-laurea di primo livello, afferente alla facoltà di Scienze della Formazione, che mira a fornire una specializzazione interdisciplinare basata sulla pedagogia generale e interculturale, sulla psicologia sociale ed educativa, sull’antropologia, sulla mediazione culturale, sul diritto giuridico nazionale e internazionale, sul giornalismo interculturale, sulla comunicazione e i mass media.
Uno dei punti di forza di Unicusano è la possibilità di studiare attraverso una piattaforma telematica attiva h24, che permette di seguire le lezioni in qualsiasi momento, senza orari fissi e senza la necessità di spostarsi. Le videolezioni possono essere riviste liberamente, messe in pausa, riprese e approfondite quando si preferisce, rendendo lo studio davvero su misura. A questo si affiancano materiali didattici completamente digitali, sempre disponibili online, che evitano l’acquisto di manuali cartacei e permettono di avere tutto a portata di mano, anche da smartphone o tablet.
Lo studente non viene mai lasciato solo: tutor e docenti garantiscono un supporto costante, rispondendo ai dubbi e guidando nel percorso di apprendimento, mentre gli strumenti di comunicazione online consentono di confrontarsi rapidamente e in modo efficace. Anche gli esami risultano gestibili con grande flessibilità, grazie alla possibilità di sostenerli nelle sedi regionali o presso il campus dell’Ateneo, facilitando chi vive lontano o ha orari di lavoro complessi.
Per ulteriori informazioni e dettagli sul master online Unicusano compila il modulo online che trovi cliccando qui!
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