Corsi di Laurea | 02 Novembre 2022
Come funziona e a cosa serve la ripetizione dilazionata?

Come funziona e a cosa serve la ripetizione dilazionata?

Trascorrere ore sui libri per accorgersi, al termine di una sessione di studio, di ricordare poco o niente dei concetti studiati è una condizione piuttosto comune tra gli studenti che non sanno come funziona e a cosa serve la ripetizione dilazionata.

Se sei arrivato su questa pagina probabilmente fai parte proprio di quegli studenti che dopo aver letto e riletto più volte le stesse pagine si accorgono di aver soltanto sprecato tempo.

Quasi sicuramente non sai che ripetere un’informazione più volte nel corso di una stessa sessione di studio non è una tecnica efficace per memorizzarla.

La memorizzazione di nuove informazioni è un processo complesso, che deve pertanto essere gestito nella giusta maniera.

Memorizzare un concetto dopo averlo letto non significa aver consolidato la memorizzazione.
Il cervello tende a dimenticare, ovvero distruggere, tutto ciò che immagazzina nella ‘memoria a breve termine’.

Differenza tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine

Prima di addentrarci nell’ambito del funzionamento della ripetizione dilazionata e degli intervalli per memorizzare concetti e informazioni è d’obbligo una breve premessa sul funzionamento della memoria.

In particolare cercheremo di capire come funziona il processo di memorizzazione e per quale motivo il cervello umano tende a dimenticare le informazioni.

Partiamo dalle due tipologie di memoria che caratterizzano l’essere umano:

  • Memoria a breve termine
  • Memoria a lungo termine

La memoria a breve termine, definita anche ‘memoria di lavoro’ consente di ricordare le informazioni per poco tempo.

La memoria a lungo termine invece consente di ricordare anche a distanza di anni.

Applicata all’attività di uno studente, la memoria a breve termine è quella che interviene durante la lettura e la fase di ripetizione immediatamente successiva.
La memoria a lungo termine è quella che realmente serve per superare un’interrogazione o un esame. In pratica è la memoria che permette di riportare alla mente i concetti e le informazioni acquisite e memorizzate durante la preparazione della prova.

A questo punto è facile capire che per rendere efficace lo studio bisogna imparare a trasferire le informazioni acquisite dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine.

Si tratterebbe di un passaggio semplice se non fosse per la tendenza del cervello a dimenticare rapidamente.

Ma perché dimentichiamo così velocemente e perché le informazioni che sembrano essere state memorizzate tendono a svanire a distanza di poco tempo?

La riposta è semplice e riguarda l’esigenza del cervello di non sovraccaricarsi.
Per evitare un eccessivo carico di informazioni il cervello elimina le informazioni più recenti.

Per dare un’idea temporale applicabile allo studio possiamo dire che a distanza di poche ore abbiamo già dimenticato il 50% del materiale memorizzato; a distanza di soli due giorni abbiamo dimenticato quasi tutto.

Si tratta di un processo che fu teorizzato alla fine dell’Ottocento dallo psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus, il quale durante i suoi studi sulla memoria e sul relativo funzionamento scoprì la famosa ‘curva dell’oblio’.

Nell’ambito di alcuni test sulle capacità mnemoniche dell’essere umano Ebbinghaus elaborò una serie di risultati piuttosto significativi sul ritmo in base al quale il cervello dimentica.

Il test prevedeva la memorizzazione di una serie di sillabe prive di significato.
Dai risultati ottenuti elaborò uno schema che mostrava graficamente la cura dell’oblio, ossia i tempi relativi al declino delle informazioni nella memoria.

La curva spiega perfettamente la teoria scientifica per la quale il cervello dimentica.

Per essere più precisi sui tempi identificati da Ebbinghaus:

  • Entro un’ora dallo studio l’oblio riguarda il 50-60% delle informazioni
  • Dopo 24 ore dallo studio alle informazioni al 60% si aggiunge un ulteriore 10%

In sintesi, a distanza di 24 ore da una sessione di studio, rischiamo di perdere il 70% dei concetti studiati, a meno che non si utilizza la spaced repetition e il relativo schema di ripasso.

Dalla teoria formulata da Ebbinghaus e dai suoi studi emerge chiaramente l’importanza della ripetizione; ma attenzione, non ci riferiamo ad una ripetizione casuale bensì ad un ripasso a intervalli dilazionati nel tempo.

Ripetizione dilazionata: come funziona

Uno degli errori più comuni commessi dagli studenti è quello di ripetere tutte insieme le informazioni subito dopo averle lette.

Inizialmente il processo sembra essere efficace ma in realtà si tratta soltanto di un’illusione.
Ci si accorge ben presto che un’enorme quantità di informazioni, che sembravano consolidate nella memoria, non sono più recuperabili; vittime nella curva dell’oblio sono ormai dimenticate.

A questo punto possiamo introdurre lo Space Repetition System, in acronimo SRS, ovvero la ripetizione spaziata, o dilazionata che dir si voglia.

Sulla scia di una mission rivolta a supportare i propri studenti, e ingenerale tutti gli studenti che frequentano master e corsi di laurea, l’università telematica Niccolò Cusano ha deciso di approfondire il funzionamento delle ripetizioni programmate.

Partiamo quindi dalla definizione di ripetizione dilazionata fornita dal sito Wikipedia:

“Un sistema di ripetizione dilazionata, o ripetizione spaziata (in inglese Spaced Repetition System, SRS), è un sistema didattico volto all’ausilio della memorizzazione di informazioni. Esso sfrutta l'”effetto di spaziatura” o “effetto di distribuzione temporale”, ovvero il fatto che la memorizzazione a lungo termine di una informazione è più facile quando essa viene ripetuta poche volte su tempi lunghi anziché molte volte su tempi brevi.”

In sintesi la spaced repetition è una tecnica di memorizzazione basata sulla ripetizione delle informazioni dilazionata nel tempo.
La teoria si basa sul fatto che la memorizzazione è più efficace quando l’informazione viene ripetuta poche volte ma su tempi lunghi.

Come anticipato in precedenza non si tratta di un processo scontato.
Per memorizzare a lungo termine non bisogna soltanto limitarsi a ripetere le informazioni di tanto in tanto, senza un riferimento temporale preciso; bisogna piuttosto prestare attenzione a due parametri fondamentali: dopo quanto tempo e quante volte bisogna ripetere per memorizzare e per trasferire le informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

Come organizzare la ripetizione: i ripassi

La ripetizione dilazionata è basata su un susseguirsi di fasi di ripasso.

Partendo dal presupposto che ogni materia ha un diverso livello di complessità e che ogni studente ha peculiari capacità di apprendimento è piuttosto facile capire che non è possibile individuare uno schema temporale di ripassi valido per tutte le materie e per tutti gli studenti.

Il momento in sui si è sul punto di dimenticare è quello giusto per ripassare.

Di seguito uno schema che fornisce un’idea di massima sui cicli di ripasso successivi alla fase di studio:

  • 1 ora dopo
  • 24 ore dopo
  • 7 giorni dopo
  • 30 giorni dopo

Una volta definiti gli intervalli temporali sulla base dei quali impostare i ripassi è importante rispettarli.
A tal proposito suggeriamo di predisporre un calendario, cartaceo o digitale, che funga da promemoria.

Ad una gestione del tempo ottimizzata bisogna affiancare un metodo di studio e di ripasso,funzionale, che possibilmente si allinei alle personali esigenze e difficoltà.

Oltre ad una precisa organizzazione del materiale di studio è importante utilizzare qualche strumento o strategia attraverso i quali migliorare e velocizzare sia la fase di apprendimento che quella del ripasso.
Mappe mentali, mappe concettuali, tecniche di lettura veloce, il principio di Pareto, la tecnica dei Loci sono soltanto alcune delle strategie che è possibile utilizzare durante lo studio di una materia.

Il metodo Leitner

Nell’ambito delle metodologie di memorizzazione merita un approfondimento particolare il metodo Leitner, basato sull’utilizzo delle flashcards.

Si parte dalla preparazione delle card, realizzabili con semplici cartoncini sui quali riportare la domanda su un lato e la risposta sull’altro.

Le domande delle varie card devono essere incentrate sui concetti chiave, individuati e appuntati precedentemente.

La fase di ripasso con le flashcards inizia dalla disposizione delle carte su un tavolo, con la parte della domanda rivolta verso l’alto.
Si procede quindi rispondendo ad una ad una a tutte le domande delle carte presenti sul tavolo.

Per alcune domande la risposta sarà immediata mentre per altre sarà più lenta.
Per altre domande potrebbe capitare di non conoscere affatto la risposta.

Man mano che si procede con le risposte bisogna suddividere le card in tre mazzi, in base al livello di difficoltà riscontrato.

Il mazzo ‘facile’ conterrà le carte con le domande alle quali lo studente ha risposto senza esitazioni.
Il mazzo ‘medio’ conterrà le card con le domande alle quali lo studente ha risposto con un po’ di titubanza.
Il mazzo ‘difficile’ raccoglierà le card con le domande alle quali lo studente ha risposto in maniera errata o alle quali non è riuscito a rispondere.

Nella fase successiva di ripasso il primo mazzo da disporre sul tavolo sarà quello contenente le domande difficili.

Spaced repetition app

Il sistema Leitner appena spiegato è indubbiamente valido ma richiede tempo per la preparazione delle flashcards.
Anche se la stessa preparazione rappresenta di per sé un modo per iniziare a ripassare è possibile risparmiare ulteriormente tempo utilizzando uno dei numerosi software che consentono di creare card digitali in maniera rapida e senza l’utilizzo di carta e penna.

Programmi e app pensati per la ripetizione dilazionata operano sulla base di una serie di algoritmi che valutano le performance dello studente per decidere quando e per quante volte ripresentare ogni domanda.

Tra i software di spaced repetition più conosciuti e più datati segnaliamo SuperMemo, realizzato agli inizi degli anni ‘80 da un programmatore polacco.
Aggiornato continuamente è tutt’oggi utilizzato.

Più recente, ma attualmente uno dei più apprezzati e utilizzati, il software Anki (termine che in giapponese significa proprio ‘memorizzazione’).

Tra gli altri software basati sulla spaced repetition citiamo aeSpindle learning, Flashcards Deluxe, Flashcards Exchange, FullRecall, jMemorize, Learning with texts, MemoryLifter, Mnemosyne, Opencards e Quizlet.

La lista chiaramente continua…
Ognuno deve essere in grado di scegliere sulla base delle personali esigenze e preferenze.

In generale, i software e le app offrono per la ripetizione dilazionata vantaggi che soltanto il digitale può garantire: la possibilità ripassare, e quindi di utilizzare le cards, in qualsiasi momento della giornata e la garanzia di ricevere notifiche ‘memo’ puntuali per le sessioni di ripasso.

Credits: SIphotography / Depositphotos.com

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