Master | 06 Aprile 2018
Diritto penale minorile: che cos’è e a cosa serve

Diritto penale minorile: che cos’è e a cosa serve

In ambito giuridico il soggetto minorenne gode di particolari tutele, definite e disciplinate dal diritto penale minorile.

L’ordinamento italiano risulta particolarmente attento al benessere degli imputati al di sotto dei 18 anni e si orienta, in tal senso, verso procedimenti educativi che prevedano un’intrusione minima del sistema giudiziario.

In questo post ci rivolgiamo in particolar modo a chi ambisce a lavorare nel settore afferente la tutela del minore, come mediatore penale.
L’articolo mira a fornire una panoramica generale della materia, partendo dall’apparato normativo di riferimento per arrivare ai percorsi di specializzazione post-laurea.

Normativa

La giustizia minorile è disciplinata dal DPR 488 del 22 settembre 1988.

Nei confronti degli autori dei reati non ancora maggiorenni l’ordinamento italiano mira, in linea generale, ad un esercizio della giurisdizione penale che persegua finalità essenzialmente educative, fermo restando il valore ‘punitivo’ dell’intervento.

La pena deve pertanto essere stabilita sulla base della considerazione di una pluralità di variabili, sociali, ambientali, psicologiche ed educative, le quali, direttamente o indirettamente, possono aver contribuito all’esecuzione del reato.

In tal senso, l’obiettivo principale del processo è coniugare giustizia e tutela/recupero del minorenne.

Il codice del processo penale minorile definisce nell’articolo 1 i principi generali e prosegue negli articoli successivi con: gli organi giudiziari e le relative competenze; l’informativa al procuratore della Repubblica per i minorenni; le sezioni di polizia giudiziaria per i minorenni; i servizi minorili; le notifiche all’esercente la potestà dei genitori; l’accertamento sull’età del minorenne; gli accertamenti sulla personalità del minorenne; l’inammissibilità dell’azione civile; il divieto di pubblicazione e di divulgazione; il casellario giudiziale per i minorenni; l’eliminazione delle iscrizioni; l’arresto in flagranza; le misure cautelari; la permanenza in casa; il collocamento in comunità; la custodia cautelare; i procedimenti speciali; la sospensione del processo e la messa alla prova; le sanzioni sostitutive; lo svolgimento dell’udienza preliminare; l’udienza dibattimentale; il giudizio di appello; l’esecuzione delle misure di sicurezza; l’impugnazione dei provvedimenti del magistrato di sorveglianza per i minorenni.

Principi del DPR 488/88

Per comprendere a fondo il funzionamento della giustizia minorile in Italia è fondamentale conoscere i principi cardine sui quali essa si fonda.

Di seguito i punti principali, per ognuno dei quali abbiamo realizzato una breve e concisa sintesi delle caratteristiche più importanti.

Principio di adeguatezza

Secondo l’articolo 1 del DPR 448/88 il processo deve tendere verso finalità di carattere educative, volte a responsabilizzare il minore.
Le misure adottate devono quindi adeguarsi alla personalità del soggetto coinvolto nel processo; devono pertanto risultare in linea con le sue esigenze educative ed essere rivolte prevalentemente alla reintegrazione nella società.
L’obiettivo finale è restituire al minore la normalità della vita sociale, evitando gli interventi che potrebbero in qualche modo destrutturarne la personalità.

Principio di minima offensività

L’istituto processuale nei  confronti del minore deve tendere il più possibile verso una limitazione dei contatti con il sistema penale.
L’esercizio della giurisdizione penale deve pertanto garantire il corretto sviluppo psicofisico del ragazzo, evitando di comprometterne l’immagine sociale e lo sviluppo equilibrato della personalità.

L’obiettivo dei giudici è tenere lontano il pericolo di marginalità attraverso provvedimenti che includano, nei limiti del possibile, strumenti alternativi rivolti a non interrompere i processi educativi in atto.

Il principio tende, in estrema sintesi, a far uscire rapidamente il minore dal circuito penale.

Principio di de-stigmatizzazione

L’ordinamento italiano, sulla base del principio di de-stigmatizzazione, tende ad evitare il pregiudizio che potrebbe scaturire da contatto del minore con il circuito penale.

Le modalità attraverso le quali viene tutelata e garantita la riservatezza dell’anonimato prevedono:

  • il divieto di diffondere immagini e informazioni in merito alle generalità del minore;
  • lo svolgimento del processo a porte chiuse (senza la presenza di pubblico) in deroga al quale può intervenire un’esplicita richiesta del minore che abbia compiuto i 16 anni;
  • la possibilità di cancellare, al compimento dei 18 anni, i procedimenti giudiziari dal casellario giudiziale.

Principio di residualità della detenzione

Al fine di rendere la carcerazione una misura applicabile in estrema ratio, l’ordinamento prevede soluzioni alternative rivolte a responsabilizzare il minore.

L’obiettivo del principio di residualità della detenzione è limitare la carcerazione, cautelare ed esecutiva della pena, ai casi in cui si rende necessaria una difesa sociale non tutelabile in altro modo.

Tra le misure cautelari identificate come intermedie tra la permanenza in casa e il carcere figura la comunità, nell’ambito della quale sono previste iniziative volte al reinserimento sociale.

Principio di auto selettività del processo penale

L’ultimo principio che analizzeremo in questo articolo è quello di auto selettività, secondo il quale il processo penale minorile prevede meccanismi deflattivi maggiori rispetto a quelli applicabili ai processi penali ordinari.

Ne costituisce un’espressione piuttosto esplicativa il primato delle esperienze educative sulla prosecuzione dello stesso processo; informazioni relative alla personalità, al contesto familiare, all’ambiente in cui vive l’imputato minorenne e al reato possono condurre alla cosiddetta ‘irrilevanza del fatto’ e alla sospensione del processo per messa alla prova.

giustizia minorile

Come lavorare nell’ambito della giustizia minorile

Per chi desidera inserirsi nell’ambito lavorativo afferente alla giustizia dei minori, l’Università Telematica Niccolò Cusano ha attivato il master in Mediazione penale minorile.

Si tratta di un corso post-laurea di secondo livello che mira a formare profili altamente qualificati, in possesso di competenze professionali che consentano approcci integrati allo studio dei problemi relativi alla delicata attività mediativa.

Considerando che negli ultimi anni la mediazione si è affermata in maniera preponderante nel settore della giustizia minorile, è palese l’importanza di una specializzazione aggiornata e approfondita per tutti i profili che intendono operare nei contesti che mirano al recupero sociale e alla rieducazione dell’autore del reato.

Il DPR 448/88, di cui abbiamo parlato nel corso dei precedenti paragrafi, prevede la realizzazione dell’attività di mediazione attraverso l’integrazione delle competenze giuridiche, psicologiche, pedagogiche e metodologiche dei vari professionisti che, direttamente o indirettamente, intervengono nel contesto giudiziario minorile.

Il percorso formativo è strutturato sulla base di quanto sancito dai nuovi Principi di Legge e sull’analisi dei contesti nei quali si palesa l’esigenza di un cambiamento in termini di strumenti giudiziari di intervento.

Nel dettaglio il piano di studi del master prevede l’approfondimento delle seguenti materie:

  • Definizione e ambiti di intervento della mediazione penale minorile
  • Elementi di Diritto penale minorile
  • Elementi di Diritto processuale penale minorile: i principi del processo penale minorile, l’esigenza educativa e riabilitativa
  • Il Sistema della Giustizia Minorile
  • Cenni di psicologia generale
  • Elementi di psicologia dell’età evolutiva – Marginalità sociale e devianza minorili
  • Aspetti comunicativi, gestione delle emozioni
  • Ruolo e formazione del mediatore penale minorile
  • Modelli e fasi della mediazione penale
  • Modelli e tecniche  di mediazione penale: esperienze internazionali  a confronto
  • Aspetti deontologici della Mediazione
  • Interventi di mediazione penale: progettazione degli interventi; progettazione degli interventi di rieducazione
  • Pedagogia familiare per gli interventi a sostegno delle famiglie
  • Politiche di rete per il reinserimento sociale e familiare
  • Tribunale per la famiglia

Costo

Il master ha un costo annuo di 2.100,00 euro, da corrispondere in 4 rate.

E’ prevista una quota ridotta, pari a 1.800,00 euro, per i dipendenti in attività di servizio appartenenti alle Forze dell’Ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziari, Esercito), per gli avvocati iscritti all’ordine, per i dottori commercialisti iscritti all’ordine e per tutti quelli che hanno conseguito una laurea in Economia o in Giurisprudenza presso l’Unicusano.

Modalità formativa

Considerando l’esigenza di conciliare lavoro e studio il master è attivato in modalità e-learning, approccio formativo basato sull’assoluta flessibilità dell’apprendimento.

Il materiale didattico, nel quale rientrano video-lezioni in streaming, e-book, slide di approfondimento e test di auto verifica, è fruibile attraverso una piattaforma telematica pratica e intuitiva, accessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Ciò significa che ognuno può scegliere autonomamente, senza vincoli né limitazioni, quando e dove studiare, sulla base delle personali esigenze e o preferenze.

Per ulteriori informazioni sul master o per eventuali chiarimenti, non esitare a contattarci attraverso il modulo online che trovi cliccando qui!

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