Università | 04 Ottobre 2022
La crisi energetica mondiale tra conseguenze, paure e scenari futuri

La crisi energetica mondiale tra conseguenze, paure e scenari futuri

La nuova infografica di Unicusano sull’attuale crisi energetica analizza cause e conseguenze dello shock petrolifero mondiale: in Italia 90mila imprese sono destinate a chiudere.

Aumento dell’inflazione e dei prezzi, diminuzione dei consumi e saracinesche di piccoli e medi imprenditori abbassate. Ecco quali sono le principali conseguenze dello shock petrolifero a cui, ormai dallo scorso febbraio, l’Italia e il mondo intero stanno cercando di far fronte.

É bastato lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina ad inasprire i rapporti già precari con il più grande fornitore di gas del mondo. Una tragedia annunciata, dunque, che, dopo soli 7 mesi si è trasformata in una vera e propria crisi energetica globale.

Se fino a gennaio 2022 il numero di barili di greggio consegnati al giorno si aggirava intorno agli 8 milioni, oggi questo numero si è vertiginosamente abbassato. I flussi dei prodotti petroliferi destinati a Europa, Stati Uniti, Giappone e Corea sono crollati di quasi 2,2 milioni di unità, dirottati verso altri mercati.

Il mondo si avvicina alla soglia di deficit di gas naturale, il cui costo, insieme a quello dell’energia, è aumentato di quattro volte in un anno, costringendo i Governi a ricorrere a soluzioni drastiche che coinvolgono cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni al fine di utilizzare con cautela le rimanenze (ad oggi, al netto di ulteriori scorte di emergenza in arrivo entro ottobre, si contano 900 migliaia di scorte di gas globali fino a fine anno) e fronteggiare possibili interruzioni dell’approvvigionamento. Da un grado e un’ora in meno di riscaldamento al giorno a veri e propri lockdown energetici; come in Italia dove, secondo quanto riportato nel Piano nazionale di contenimento dei consumi di Gas naturale, dal prossimo autunno i termosifoni verranno accesi con 15 giorni di ritardo rispetto ai periodi standard, con una media di 19 gradi per uffici pubblici, luoghi di ritrovo ed abitazioni.

É proprio l’embargo dell’UE sulle importazioni di greggio e prodotti dalla Russia (in vigore a pieno titolo dal febbraio del 2023) a preoccupare le famiglie italiane, che temono per il 16% un taglio delle forniture.
Una famiglia su quattro è psicologicamente preparata ad una diminuzione del proprio reddito, mentre il 34% teme un inasprimento delle ripercussioni su bollette, carburanti ed inflazione.
La principale fonte di preoccupazione degli italiani, dunque, è il contraccolpo economico non solo personale ma dell’intera nazione.
A pagarne le conseguenze, di rimando, sono le imprese, che se fino ad ora hanno sostenuto l’aumento dei costi (solo la spesa in energia è aumentata dal 10% al 20%) senza gravare sul consumatore finale, a breve si troveranno costrette ad un adeguamento dei prezzi.
Sono 90mila le attività che rischiano la chiusura entro la metà del 2023, anche a causa delle maxi-bollette in arrivo nei prossimi 12 mesi (sono previste stangate da 11 miliardi di euro).

É chiaro per gli imprenditori tanto quanto per l’Europa intera che la soluzione è rappresentata dalle fonti rinnovabili. Sebbene i primi ne siano a conoscenza e auspichino all’attuazione individuale di soluzioni green, più del 38% non ha fissato un termine entro il quale conseguire l’obiettivo di transizione energetica.

Al contrario, la Commissione Europea, con il piano RePowerEu prevede di ridurre dell’80% in un anno la dipendenza dai combustibili fossili russi, con l’obiettivo di azzerarla, entro il 2030, ricorrendo alle fonti pulite (energie idroelettrica, eolica, geotermica, fotovoltaico) e al nucleare. Ad oggi, solo in Europa, sono in procinto di essere attivati altri 20 reattori  nucleari oltre gli oltre 440 già in funzione in tutto il mondo.

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Per saperne di più e scoprire tutti i dati e le curiosità raccolte… clicca e leggi la nuova infografica Unicusano qui sotto.

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