Università | 09 Settembre 2013
La triste foto dell’Italia: si spende più per il Lotto che per l’università

La triste foto dell’Italia: si spende più per il Lotto che per l’università

I cancelli delle scuole riaprono puntualmente nella prima decade di settembre ed immediatamente si inizia a riflettere sull’importanza della formazione dei giovani, sullo sviluppo di quel capitale umano di cui una nazione dovrebbe servirsi per rilanciarsi ed imporsi nella maggior parte dei settori socio-economici. Ma quanto investe il nostro paese in formazione didattico-culturale? In sintesi, quanto questa Italia crede  e spende per i suoi giovani? Se il confronto si sposta alivello europeo il budget stanziato nel bilancio italiano risulta essere estremamente contenuto: all’interno dei confini nazionali vengono investiti mediamente 4 mila euro di fondi pubblici per ogni studente al di sotto dei 29 anni. Il dato rilevato inFrancia parla di 5mila euro, quasi 6mila in Belgio, fino ai 9mila in Danimarca. Insomma, l’unico modo per consolarci è guardare alla Spagna, unico paese ad investire meno di noi su uno studente under30. Il fatto ancor più preoccupante è che non è sempre stato così: la recessione e l’avvento di una feroce crisi economica, che il più delle volte ha indirizzato l’investimento di soldi pubblici su altre priorità e non sull’istruzione, ha portato l’Italia alla situazione attuale, trovando un preoccupante riscontro anche nei bilanci familiari. I nuclei familiari, di pari passo con l’amministrazione pubblica, sembrano aver deciso di investire anch’essi sempre meno nell’istruzione dei figli. È così che per la telefonia gli italiani hanno speso nel 2012 800 euro mentre l’esatta metà è stata investita nell’istruzione. Per non parlare di Lotto e lotterie, che nello scorso anno hanno inciso sul portafoglio degli italiani fino a 6 mld di euro, ben il 65% in più di ciò che è stato destinato all’istruzione. Tutto questo quadro, per dire la verità decisamente desolante, si riflette nella sempre minor partecipazione dei giovani al mondo scuola, con dati preoccupanti anche riguardo alla decisione dei giovani di frequentare un percorso di studi universitario. Quello che devono capire i nostri connazionali è che gli investimenti che si vanno a sostenere non possono tutti avere un ritorno a breve termine (come se il gioco possedesse queste caratteristiche!) e i soldi spesi devono essere spesi con qualità e nell’ottica di un ritorno a medio-lungo termine. Iscriversi all’università e laurearsi perde appeal? Anche in questo fenomeno va rintracciato tanta parte del degrado economico-morale che stiamo vivendo. Occorre senza dubbio un’inversione di tendenza e la necessità che i giovani di oggi siano stimolati verso schemi didattico-culturali nuovi e mai esplorati. Uno di questi è l’insegnamento a distanza, che vede nella realtà dell’Università degli studi N. Cusano-Telematica Roma la possibilità di conciliare lo studio al lavoro, la telematicità con la presenza, l’impegno con lo svago. Un campus universitario di oltre 16mila mq6 ettari di parco verde, una mensa ristorante, la possibilità di soggiornare per una settimana a neanche 40 euro, una palestra dedicata alla pesistica, decine di aule attrezzate con gli ultimi ritrovati della tecnologia didattica (lavagne interattive multimediali), un consulente didattico pronto a supportare lo studente dall’iscrizione alla laurea. Spazzare via il pregiudizio da realtà altamente qualificate come l’UniCusano può essere l’inizio di un nuovo ciclo, un primo passo per far innamorare nuovamente lo studente e lo studio, perché poche son le cose immutabili e se la conoscenza e l’apprendimento hanno imboccato la strada del progresso, allora realtà come l’UniCusano possono rappresentare una risposta valida per tornare ad investire sulla formazione.

Ufficio stampa/am

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