Università | 09 Agosto 2022
Terapista occupazionale: chi è. cosa fa, stipendio e come diventarlo

Terapista occupazionale: chi è. cosa fa, stipendio e come diventarlo

Stai seguendo un corso di laurea in psicologia o professioni sanitarie ti stai già chiedendo a quale specializzazione potresti dedicarti dopo aver conseguito il titolo di studio? La psicologia offre infatti numerosi sbocchi professionali, ognuno dei quali prevede competenze specifiche, da ottenere tramite master e corsi di specializzazione. Uno dei profili professionali forse meno noti in questo settore è quello del terapista occupazionale, ossia lo psicologo che si occupa della riabilitazione dei pazienti attraverso attività quotidiane di base e complesse.

In questa guida potrai scoprire chi è il terapista occupazionale, come intraprendere questa professione, quali sono le mansioni principali e lo stipendio medio al quale potrai aspirare.

Cos’è la terapia occupazionale

Chi è il terapista occupazionale

La figura del terapista occupazionale è istituita dal D.M. 136/1997, che lo definisce con queste parole:

“l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali-rappresentative, ludiche, della vita quotidiana”.

L’obiettivo di questo professionista della riabilitazione è quindi quello di migliorare le performance sociali dei suoi pazienti, promuovendo la loro integrazione sociale attraverso interventi mirati ad far acquisire loro una maggiore autonomia.

Di cosa si occupa il terapista occupazionale

Ma cosa fa, in concreto, il terapista occupazionale? Vediamo nel dettaglio le principali mansioni e responsabilità di questo professionista:

  • valutare lo stato del paziente ed elaborare insieme ad un équipe multidisciplinare un programma riabilitativo che si basi sui bisogni del paziente e gli consenta di sviluppare un’autonomia personale sia nel quotidiano che nel tessuto sociale;
  • trattare condizioni fisiche, psichiche e psichiatriche, sia temporanee che permanenti, in pazienti di tutte le età;
  • utilizzare attività individuali e di gruppo che promuovono il recupero e l’uso delle funzioni per favorire il reinserimento, l’adattamento e l’integrazione del paziente nell’ambiente personale, domestico e sociale;
  • motivare e potenziare l’adattamento dell’individuo, in base alla specificità terapeutica occupazionale;
  • partecipare alla scelta e all’ideazione di ortesi o altri ausili;
  • proporre modifiche e azioni educative verso il paziente, la sua famiglia e la collettività;
  • verificare che il programma di riabilitazione sia coerente con gli obiettivi di recupero funzionale e psicosociale;
  • svolgere attività di studio, ricerca, didattica e supporto in ambiti dove è richiesta la sua professionalità;
  • contribuire alla formazione del personale di supporto e del suo profilo professionale.

Le patologie trattate

I terapisti occupazionali possono occuparsi di persone di tutte le età, dai bambini agli anziani. A seconda della specializzazione un terapista occupazionale può offrire la propria assistenza a persone affette da:

  • disabilità visiva
  • difficoltà uditive
  • lesione cerebrale o ictus
  • artrite
  • lesione del midollo spinale
  • diabete
  • paralisi cerebrale
  • problemi di salute mentale
  • infortuni gravi
  • autismo

In cosa consiste la terapia occupazionale

Durante il primo appuntamento, solitamente il terapista occupazione procede con una valutazione generale della situazione. Pertanto si procede con l’anamnesi di qualsiasi condizione avuta e, in particolare, con la valutazione della differenza tra ciò che si poteva fare in passato e ciò che si può fare attualmente. Impostare degli obiettivi da raggiungere è infatti una parte importante della terapia occupazionale.

A questo punto il terapista occupazionale lavorerà con il paziente per stabilire quali siano le attività per lui più importanti e per individuare degli obiettivi che permettano di migliorare la sua capacità di svolgerle. È proprio in questo approccio che si trova la principale differenza tra terapia occupazionale e fisioterapia: mentre un fisioterapista si focalizza sul miglioramento della funzionalità e del movimento fisico, un terapista occupazionale cerca di capire se esiste un modo alternativo per svolgere una determinata attività. La terapia occupazionale è quindi decisamente più orientata all’adattamento.

Un terapista occupazionale potrebbe pertanto offrire ai pazienti consigli su:

  • movimenti alternativi per entrare e uscire dalla vasca da bagno
  • metodi alternativi per vestirsi
  • come scomporre un’attività, per es. cucinare, in parti più piccole per renderla più facile
  • attrezzature di supporto per aiutare a camminare
  • come modificare la propria casa per rendere le attività più sicure e più facili da svolgere.

Quanto guadagna un terapista occupazionale?

Lo stipendio medio del terapista occupazionale è influenzato da diversi fattori, come la sua esperienza, e quindi l’anzianità di servizio, e la struttura in cui lavora, che può essere pubblica o privata. Anche eventuali turni o straordinari concorrono a determinare l’importo delle stipendio mensile.

In linea orientativa, possiamo dire che un terapista occupazionale neo laureato, e quindi senza esperienza, guadagna in media 1.200 euro netti al mese, mentre un professionista con esperienza e più anni di servizio guadagna circa 1.500 euro netti al mese.

Dove lavora il terapista occupazionale?

I laureati in terapia occupazionale possono contare su numerosi sbocchi professionali, sia che vogliano lavorare come dipendenti che come liberi professionisti.

In particolare, questa figura professionale è richiesta in ospedali, strutture geriatriche, enti locali, cooperative, centri di riabilitazione, nel campo della ricerca e della formazione. Se invece si aspira ad una carriera da libero professionista, si può offrire la propria consulenza in studi privati, istituti psicopedagogici e scuole speciali. Inoltre, il terapista occupazionale può partecipare a programmi di assistenza domiciliare.

Come diventare terapista occupazionale?

Partiamo dal principio: il percorso per diventare terapista occupazionale inizia dal diploma di scuola secondaria, che non necessariamente deve essere conseguito in un liceo. Una volta finita la scuola, è necessario superare il test per professioni sanitarie e iscriversi alla laurea triennale in Terapia occupazionaleL/SNT2, che è abilitante all’esercizio della professione e ti permette di iniziare a lavorare subito dopo la laurea.

Esiste anche un percorso alternativo, indicato soprattutto a coloro che aspirano a ricoprire ruoli amministrativi o all’insegnamento: in tal caso puoi iscriverti alla laurea magistrale in Scienze riabilitative delle professioni sanitarie. Se poi vuoi approfondire alcuni aspetti pratici e ampliare le tue competenze, puoi completare la tua formazione con un master in psicologia.

Per poter esercitare la professione, il terapista deve poi iscriversi all’albo terapisti occupazionali facente parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, TSRM-PSTRP.

Inoltre, è possibile iscriversi all’AITO, Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali, che contribuisce alla valorizzazione e tutela di questa professione sanitaria al livello nazionale.

Infine, come per tutte le professioni sanitarie, anche per il terapista occupazionale è previsto l’obbligo della formazione continua in medicina, in modo da poter essere costantemente aggiornati sulle ricerche nell’ambito delle sue competenze professionali.

La laurea in terapia occupazionale

Il corso di studi in Terapia occupazionale è un corso di laurea triennale che prevede, fin dal primo anno, la frequenza di tirocini, in modo da garantire ai futuri professionisti l’immediata autonomia nell’ambiente di lavoro, fin dalla conclusione degli studi.

Ogni università è libera di organizzare il corso di laurea nelle modalità che ritiene più opportune, ma in generale il piano di studi della laurea in Terapia occupazionale prevede lo studio delle seguenti materie:

  • malattie dell’apparato locomotore e medicina fisica e riabilitativa
  • basi biologiche e morfologiche della vita
  • pediatria e neuropsichiatria infantile
  • fisiopatologia
  • medicina interna
  • terapia occupazionale
  • psicologia clinica e dello sviluppo
  •  psichiatria e psicologia clinica
  • scienze socio-psicopedagogiche
  • scienze dei servizi sanitari
  • metodologia della ricerca e clinica basata sulle prove d’efficacia
  • aggiornamenti avanzati in tecnologie assistive e progettazione ambientale
  • competenze informatiche
  • lingua inglese

In quali università è possibile studiare terapia occupazionale?

Le università e i posti a disposizione nei corsi di laurea in terapia occupazionale sono definiti nel bando che il MUR pubblica ogni anno. Negli anni passati, le università pubbliche che offrivano corsi di laurea per diventare terapista occupazionale erano:

  • Milano
  • Padova
  • Roma “La Sapienza”
  • Pavia
  • Catania
  • Cattolica del Sacro Cuore
  • Modena e Reggio Emilia
  • Chieti-Pescara.

Il test di ingresso per il corso di laurea

L’iscrizione al corso di laurea in terapia occupazionale è subordinato al superamento il test per le professioni sanitarie. La graduatoria per questo esame non è nazionale: a differenza di quanto avviene per il test di ingresso alla facoltà di medicina, ogni ateneo ha un suo test e una sua graduatoria.

Nelle università pubbliche la data del test per le professioni sanitarie 2022  è stata fissata al 15 settembre

Negli anni scorsi il testi di ammissione consisteva in un quiz di 60 domande, ognuna con 5 opzioni di risposta, di cui solo una corretta. Il tempo a disposizione per completare il test era di 100 minuti. Fino allo scorso anno, le domande del test per professioni sanitarie erano ripartite in questo modo:

  • 8 quesiti di matematica e fisica
  • 12 quesiti di cultura generale
  • 18 quesiti di biologia
  • 12 quesiti di chimica
  • 10 quesiti di logica

Per conoscere nel dettaglio la suddivisione delle domande per il test professioni sanitarie 2022 sarà necessario aspettare l’uscita del nuovo bando: è possibile infatti che, sulla scorta di quanto fatto per il test di ammissione a medicina, da quest’anno le domande di cultura generale siano molto ridotte, se non addirittura eliminate, in favore di quelle di logica.

Credits: DesignPicsInc/DepositPhoto

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