Storie di Erasmus
Erasmus all’Universidad de Valencia

Sharon Savona a Valencia in Spagna

Sharon Savona a Valencia in Spagna

Ho trascorso il mio periodo di Erasmus presso l’Universidad de Valencia.

La scelta di fare questo percorso è nata frequentando l’ultimo anno della specialistica in Relazioni Internazionali: di tempo a disposizione ne avevo poco e mi rimaneva solo un anno per sfruttare al meglio tutte le occasioni che l’università mi offriva. Così, senza pensarci due volte, ho fatto domanda da sola e successivamente altre due mie compagne di studi si sono convinte a partecipare.

Questa esperienza mi ha lasciato forza, determinazione e diverse amicizie.

Ho conosciuto persone che mi hanno dato tanto, sia in termini di tempo che in senso affettivo: porto con me le lunghe chiacchierate fino alle quattro del mattino, le giornate di crollo e quelle di divertimento, i conti per arrivare dignitosamente a fine mese e i tentativi di limitare le spese e poi prenotare comunque viaggi per Barcellona, Madrid, Lisbona e Siviglia.

Wow quanto è bello poter dire: “Sì, ho qualcosa da raccontare!”

Quando una persona parte per un viaggio non è mai la stessa che torna: è una persona diversa, ricca di valori, di tolleranza, di coraggio e di forza, di resistenza, di occhi nuovi pieni di cose vissute. Valencia è una città che ti abbraccia, che ti fa sentire bene e che per me ha rappresentato il mio posto sicuro nel mondo, in cui mi sono sentita protetta. Mi sono sentita lontana dalle persone che non hanno nulla da raccontare, che ora ti accorgi che sono proprio lì, nello stesso punto in cui le hai lasciate, lontana dalle stesse abitudini che iniziavo a non sopportare più.

Credo fermamente che fare l’Erasmus possa essere molto utile anche per il lavoro, perché chi esce fuori dal proprio campo visivo e riesce a relazionarsi con persone di nazionalità differenti ed è disposto ad allontanarsi dai propri affetti, ha una marcia in più e merita di vedersi riconosciuta questa esperienza di vita.

Non c’è un unico momento più bello legato all’Erasmus, fortunatamente ne ho tanti.

Se dovessi citarne uno, indubbiamente sceglierei quello del tramonto sulla terrazza di un hotel a Valencia, dal quale si vede la Città delle Scienze e delle Arti, insieme alle amiche conosciute lì e alle mie compagne.  Appena avevamo del tempo libero, infatti, andavamo su quella terrazza che suscitava a tutte emozioni forti.

Non ricordo un momento brutto, o meglio, ricordo momenti tristi, che per fortuna o sfortuna tutti passiamo, soprattutto all’inizio quando arriviamo in un posto nuovo e la malinconia si fa sentire.. 

Quando è tempo di rientrare a casa è un altro momento duro: non vorresti salire sull’aereo e vorresti prolungare la tua esperienza ma come tutte le cose brutte, anche quelle belle purtroppo finiscono.

Questa esperienza è un qualcosa che devi sentire dentro, ti scatta in automatico subito o magari, a volte, ci mette un po’ di più. Io, per esempio, ero la classica persona attaccata alle radici, che alla domanda “Ma tu lo farai mai l’Erasmus?” rispondeva “Io? No non ci riuscirei mai”.

E invece posso dire a gran voce che mi sbagliavo perché arriva un momento, per motivi personali o familiari, in cui ti senti pronta o ti senti stanca della solita monotonia e hai bisogno di una svolta!

L’esperienza Erasmus, a mio modesto avviso, dovrebbero farla fare a tutti in maniera obbligatoria, poiché a volte la paura di partire ti fa perdere delle occasioni di cui poi ti penti...

Siamo giovani e dobbiamo essere dinamici, pronti ad affrontare le sfide che ci si presentano davanti, pronti a metterci in gioco.

L’Erasmus ti cambia, in meglio: diventi una persona diversa agli occhi di tutti, anche dei tuoi.

Cresci ancora di più, riesci a cavartela da sola, capisci cosa vuol dire convivere, condividere un appartamento, la spesa, le bollette, le emozioni di gioia e di sconfitta.

Ti fortifica e ti fa splendere!

 

Sharon

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